martedì 26 luglio 2016

Amore



Una volta, me lo ricordo bene, pensavo che il convivere fossa roba da vecchi, da trentenni.
Lo sposarsi? Neanche lo prendevo in considerazione. Riti pagani e ipocriti con l’unico scopo di accontentare genitori insulsi (e far arricchire le Chiese). Di quei genitori che non ti chiedono se stai bene con il tuo ragazzo/a, se sei soddisfatto della tua vita, no, la tua felicità per loro è un semplice dettaglio, l’unica cosa che conta per loro è quando ti sposi? quando mi fai un nipotino?
Ho visto ragazze sposarsi con ragazzi che le trattavano alla stregua di oggetti…ma no, magari!...trattavano molto meglio la propria auto che la propria ragazza. Ma le madri quanto piangevano al matrimonio…oh! Che emozione! Mia figlia si sposa!

Anche mia madre piangeva al mio matrimonio. Mio padre no. A lui potrebbero anche sparargli nel buco del culo e non piangerebbe. Però mi ha dato un consiglio, mi ha detto che ci sono quattro regole per sposarsi: trovare una donna che ti ami senza condizioni; una donna che riesca a stimarti; una con la quale vorrai sempre fare l'amore e, cosa più importante, fare in modo che le tre non si incontrino mai. Si, mio padre è di quelli che ha la frase fatta o la battuta per ogni evenienza.
E comunque io per principio non volevo sposarmi. Tanto meno in Chiesa. Lei invece voleva sposarsi. In chiesa. Con tanto di abito bianco con strascico stile Rotoloni Regina.
Così alla fine abbiamo raggiunto un ragionevole compromesso: abbiamo fatto come voleva lei.
Ora è qualche anno che sono sposato e…circa da dieci che convivo.
Se ci amiamo? Credo di si. Non sto male con lei.
Insomma, mai mi è passato per la testa di mollarla. Non vi è mai stato un motivo per cui avrei dovuto o potuto mollarla.
E ora la società e la biologia c’impongono un bimbo. O lo fate adesso o non lo fate più! Tanto lo volete un bambino, no?
E si…credo di si. Credo di volerlo. Credo che lo faremo.
Ormai facciamo l’amore con il timer. Ora! Bisogna farlo adesso, adesso che sono fertile.
Ancora qualche mese così e mi toccherà prendere il Viagra.
Questa notte invece niente. Periodo di mestruo. E lei, avviluppata sotto le coperte, già dorme.
La guardo. E mi sa tanto che, abituato come sono a vederla ogni giorno, erano anni che non la guardavo più.
E’ che dopo molto tempo che stai con la stessa persona scatta quasi meccanicamente iltanto ormai ci si ama...e si dà quasi tutto per scontato. Che ci si ami, ormai è scontato. Arrivati a questo punto l’amore ormai sembra quasi un concetto superato, surclassato. 
All’inizio di ogni rapporto c’è la passione, poi lo scontro dei caratteri, poi l’amore…e infine questo brodo tiepido fatto di tenerezza e ritualità. Un volersi bene quasi fraterno.
Le carezzo il viso poi spengo la luce. Ma capisco presto che non è una di quelle notti fatte per dormire.
C’è una frase di Oscar Wilde che ultimamente m’ossessiona: …ma la Gioventù non ritorna…il palpito di gioia che batte in noi a vent'anni si fa torbido, si indeboliscono le nostre membra, i sensi si corrompono…e noi degeneriamo in ripugnanti fantocci ossessionati dal ricordo di passioni di cui avemmo troppa paura e di tentazioni squisite a cui non osammo abbandonarci…Gioventù! Nulla vi è al mondo che valga la gioventù!
Già. E’ veramente troppo rapida questa vita di merda…non fai in tempo a realizzare ciò che hai fatto che stai già otto passi dopo…non so…andrà a finire che moriremo sovrappensiero, perché stiam ancora a otto passi prima.
Io, sinceramente, quasi che non me ne rendo conto di essere sposato e a un passo dall’avere un figlio. Se mi ci fermo a riflettere, proprio come adesso, mi sembra quasi assurdo. Mi pare ieri quando con la mia Vespa  la passavo a prendere sotto casa e ridendo, coi capelli al vento, andavamo dove ci portava la strada.
Ora le risate hanno perso un po’ in lucentezza. E la Vespa non ce l’ho più. Non ho più neanche i miei vent’anni.
Comunque non l’ho mai tradita. Solo con l’immaginazione. Almeno con quella.
Ogni tanto vengo invaso dalla voglia di morir dalla voglia innanzi a uno sguardo nuovo.
Da qualche mese, al supermercato sotto casa, nel reparto salumi, c’è una commessa nuova.
Da qualche mese vado sempre io a fare la spesa.
Lo sguardo della commessa ogni volta mi graffia, mi smuove antichi desideri, mi fa sentire effervescente, di almeno dieci anni in meno. Sento l’anima bruciarmi. 
E’ incredibile…uno sguardo fresco, o un fervente sorriso, e inaspettatamente straripo di voglia, voglia di un bacio dal sapore diverso, un nuovo corpo da esplorare, annusare, voglia di fare l’amore, sesso, e di nuovo l’amore. Mi sento di nuovo vivo, mi vien voglia di ricominciare di nuovo, tutto da capo, ho voglia di sentire la brezza in viso, ho voglia di conquistare, di farmi invadere, di stupire, di volare. Ho come voglia di cancellare tutto e ridisegnare la mia vita.
Ma poi come al solito mi da i due etti di prosciutto che le ho chiesto, un sorriso convenzionale e ci salutiamo.
E stanotte proprio non riesco a dormire. La freschezza di quello sguardo ancora mi scuote, mi turba, è come un terremoto.
Ma allora perché non mollo tutto e fuggo per ricominciare tutto da capo, per sentire di nuovo scorrermi nelle vene il fuoco della passione?
Perché sto con Lei.
Mi volto un attimo. Dorme beata. Le carezzo appena i capelli.
E sto con lei perché la amo. Si.
Ma a parte che la amo…perché sto ancora con lei?
Perché mi sopporta. Perché ci sopportiamo bene a vicenda.
Forse, alla fin dei conti, l’amore non è altro che un investimento sul futuro basato su una ragionevole tolleranza biunivoca. Chissà.
D’improvviso lei si sveglia. La luna piena rischiara la stanza. Riesco a vedere i suoi occhi.
“Ancora non dormi?” mi chiede con un filo di voce.
“No.”
“E come mai?”
“Non so…mi vien da pensare…”
“E a cosa, cucciolo mio?”
“A quando avevamo vent’anni, a quando ti passavo a prendere con la mia Vespa bianca…”
Lei mi sorride. Mi carezza appena il volto. E io mi sento esplodere. Vorrei abbracciarla forte e piangere su di una sua spalla. Piangere per quanto sento di amarla.
Sono come in overdose d’ossitocina.
Le carezzo anch’io il volto e le sussurro:”Tranquilla, adesso mi addormento.”
Lei mi sorride di nuovo e si rimette giù, accoccolandosi sopra la mia spalla.
Lo sguardo della commessa ora mi appare più fumoso, più distante. E no…non avrei voglia di ricominciare da capo con nessun’altra…magari avrei voglia d’innamorarmi della commessa pazzamente per cinque minuti, cinque ore, cinque giorni. Avrei voglia di conoscerla di sfioro, prenderla per mano e farci l’amore in un campo di fiori, annusarla e mitizzarla. Poi stop. Fermarmi prima che tutto diventi noioso e scontato…e tornare da Lei. Così. Come se nulla fosse successo.
Le bacio i capelli. Inspiro. Espiro.
Della mia insicurezza dovrò fare la mia arma forte.
E poco dopo m’addormento anch’io. 


                                                                                                                                                   Signor L.

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