venerdì 24 aprile 2015

Le Benevole - Jonathan Littell (e l'Eterno Ritorno)






...mi trasmette sempre una sensazione strana finire un libro.
Mentre lo leggo non vedo l’ora di finirlo ma quando giungo all'ultima frase, a parte una fugace e piacevole sensazione di rilassatezza e soddisfazione che nasce dal poter chiudere con fragore il libro e bisbigliare: "Oh! L’ho finito!", mi ritrovo a esser triste, perché vorrei che continuasse, vorrei essere ancora trasportato dentro a quel mondo, insieme a quei personaggi; è come dover dare l’addio a persone alle quali mi ero affezionato.
Ovviamente questo vale solo per libri di un certo spessore e Le Benevole di Littell è stato uno di questi.
L’ho comprato qualche anno fa, incuriosito dal fatto che si tratta di un romanzo (scritto da un autore che proviene da una famiglia ebraica) che mi vuole raccontare il nazismo dal punto di vista di un nazista.
Ammetto che ero un po’ scettico…soprattutto dopo che ho letto la prima frase del libro:
“Fratelli umani, lasciate che vi racconti com’è andata.”
Già, inizia così Le Benevole.
Mi è subito venuto da pensare che il buon Littell fosse un po’ velleitario…e in parte forse lo è anche, ma non poi così tanto. No, non così tanto.
...
La vera genialità di Littel è stata quella di presentarmi un nazista generalmente sgradevole; se al contrario m’avesse presentato un nazista che incutesse simpatia in maniera tale da mettermi nella condizione di accettare il nazismo tramite il suo nazista simpatico e cordiale, oddio no, sarebbe stato un trucchetto psicologico a mio avviso stucchevole e avrei smesso di leggerlo ben presto.
Invece “viaggiando” insieme ad Aue all’inizio ho provato sofferenza insieme a lui, quand’era in Ucraina, durante la mattanza di quei civili (uomini, donne e bambini) da parte delle SS…quei cumuli di morti, i suoi conati di vomito e i suoi attacchi di diarrea, le fossi comuni, l’odore putrido della carneficina, del sangue…
…ma proseguendo, pian piano, Aue in un certo qual modo si abitua, e io con lui…perché l’essere umano è capace di abituarsi a tutto. Quindi di massacro in massacro invece che inorridirci sempre di più, io e Aue, ci desensibilizziamo, perché quei massacri divengono una routine e quindi perdono di potenza.

Ho trovato questo romanzo, sino a pagina ottocentoquaranta, davvero sublime…praticamente un romanzo storico che ripercorre il periodo nazista attraverso gli occhi di Maximilien Aue, per l’appunto un funzionario delle SS.
Il finale invece, a primo impatto, mi ha deluso.
Il penultimo capitolo "Aria" l’ho trovato troppo dilatato e mi ha fatto perdere concentrazione (quindi lo confesso: ho saltato qualche pagina) e l’ultimo capitolo "Giga" mi è parso troppo inverosimile (l’apice di quest’atmosfera poco credibile è stato il morso che il protagonista avrebbe rifilato al naso bulboso di Hitler).
Il fatto è che nelle prime ottocentoquaranta pagine le peripezie del personaggio, con sempre puntuali e precisissimi riferimenti storici, sono di certo inventate ma assolutamente verosimili, al punto da sembrar quasi la biografia di un personaggio realmente esistito. Nel finale, al contrario, le sue peripezie, seppur sempre in un certo modo verosimili, non sembrano più vere e “puzzano” di romanzo.

Ma poi ho riflettuto. E sono giunto alla conclusione che, con ogni probabilità, l’effetto “romanzato” del capitolo finale era appositamente voluto da Littell…un po’ come se ci avesse voluto dire: "Guardate che questo è solo un romanzo, ma rifletteteci, i nazisti non erano diavoli o figli di Satana, ma semplicemente esseri umani come noi! Erano esattamente come te che stai leggendo!"
Inoltre la lettura di questo romanzo ha rafforzato in me l’idea che se fossi stato maggiorenne nella Germania di quell’epoca sarei potuto divenire anch’io un nazista…non credo che lo fossi diventato di sicuro, tutt’altro, ma è una possibilità che non mi sento di escludere a priori.
Il punto è che ora noi sappiamo quello che architettava Hitler, mentre all’epoca il cittadino tedesco non poteva saperlo…e Hitler si limitò a urlare al popolo quello che il popolo voleva sentirsi urlare. Niente di più, niente di meno.
Con questo non voglio dire che i nazisti vanno compresi e coccolati, ci mancherebbe, voglio sottolineare però che includerli tutti nello stesso girone sarebbe allo stesso modo uno degli errori più volgari e insulsi che si possa fare.
Perché?
Perché la maggior parte dei nazisti era composta da esseri umani normalissimi, persone che non provavano alcun gusto nell’uccidere, semplici soldati che si limitavano a eseguire ordini di natura militare credendo di essere nel giusto in quanto martellati da una massiccia propaganda…d’altronde, come dicevo poc’anzi, ora sappiamo quel che fu il nazismo e col senno di poi è facile fare la scelta giusta…ma all’inizio, quando nacque lo NSDAP, mica potevi immaginarti quello che sarebbe diventato…e una volta iscritto ed entrato in ballo diventava complicato tirarsi indietro; nel momento in cui ti rendevi conto di essere complice di enormi atrocità era troppo tardi per fare retromarcia e così ti ritrovavi incuneato in un meccanismo che recitava pressappoco così: l’Endsieg o la morte! Tutti legati insieme, in maniera ancor più salda, dalle atrocità commesse, senza alcuna possibilità di bandiera bianca o indugio.
Poi vi era anche una buona parte di nazisti composta da persone che, trovatesi in quel determinato humus storico, scoprirono di essere delinquenti. Di Himmler, certamente, è gravido tutto il mondo anche adesso, solo che un potenziale Himmler a noi coevo è magari un tranquillo impiegato di banca scrupoloso, preciso e metodico, e certamente molto apprezzato dai colleghi e dalla società.
Quindi, a conti fatti, trovo di gran lunga più disdicevole e raccapricciante chi adesso, a realtà emersa, si dichiara fascista o nazista. Sono questi i soggetti che mi mettono davvero i brividi.
Allo stesso modo son più che certo che molti di quelli che adesso disprezzano il nazismo trovandolo assurdo, se solo fossero nati in quella determinata circostanza storica, sarebbero diventati nazisti prima di molti altri.

Infine credo che noi, del nazionalsocialismo, in realtà, sappiamo ben poco...

Comunque, il fatto più angosciante, non è rappresentato in sé per sé dal nazismo, dal fascismo o dal comunismo…il vero fatto angosciante è che quelle esperienze non ci hanno reso immuni.
Qualcuno sicuramente obietterà che atrocità di quel genere ormai non si ripeterebbero di certo più in quanto ora, rispetto ad allora, c’è molta più cultura; ma la cultura non basta, con la cultura al massimo puoi sconfiggere l’ignoranza, non l’imbecillità.
Tuttavia l’ignoranza oggigiorno, più che essere stata sconfitta dalla cultura, è stata sostituita da un qualcosa di forse peggio: dallo stereotipismo, dal conformismo, dal dilagare dei luoghi comuni…ma soprattutto dall’analfabetismo funzionale, che dilaga in maniera direi sconcertante (gente che sa leggere, ma che non riesce a comprendere sino in fondo ciò che legge, non riesce ad avere un quadro d’insieme).
In definitiva il problema non risiede nel non sapere le cose, ma nel come le interpreti (se riesci a interpretarle) una volta che le sai.

Quindi magari non uccideremo più milioni di ebrei, quelli no, e non con gli stessi metodi, con gli stessi no, però potremmo ritrovarci a essere complici morali, e non solo, di molti crimini. Che ne so…potremmo ritrovarci, grazie a una campagna solida da parte dei mass media, a essere persuasi che sia giusto e inevitabile (far) sterminare o lasciar morire milioni di africani, mentre continueremo comunque a pensare che: "I nazisti…puah…che orrende e abominevoli persone! E il nazismo…puah!...che abominevoli cose che fece! Mai più le ripeteremo!"
L’Olocausto ebreo, certo, fu uno sterminio immane e, dato che inserito all’interno di una Guerra Mondiale, fu, è, e sarà, per sempre sotto gli occhi di tutti.
Ma non furono solo gli ebrei a essere sterminati…ci furono anche ucraini, polacchi, zingari, rom…e le decine di milioni di persone sterminate nei Gulag (tutta gente che non viene mai ricordata abbastanza!)
Allo stesso modo nella storia dell’umanità non esiste solo il genocidio ebreo…io ad esempio non mi scorderei, tanto per citarne solo altri due, degli armeni e degli Indiani di America (tra l’altro quest’ultimo è fino ad oggi il più grande genocidio dell’umanità!)
Ma più in generale, i genocidi, non hanno mai smesso di esistere. Solo che cambiano i metodi, cambiano i nomi che diamo alle cose.
Ora come ora per mantenere costante la nostra agghiacciante indifferenza verso i moltissimi crimini perpetrati ai danni dell’umanità, veniamo bombardati continuamente e ovunque con scene di gente che muore di fame o per via delle più svariate (e spesso anche facilmente debellabili) malattie. Guardare immagini orribili è diventata una tradizione e come tutte le cose tradizionali hanno perso il potere di traumatizzarci (come Aue, che massacro dopo massacro si abituava. Tra l’altro ci saranno sempre meno Aue e sempre più droni…perché una cosa è abituarsi a uccidere, altra cosa è abituarsi all’idea che in molti vengano uccisi…)
Ma nel frattempo il divario fra vedere e sapere si fa sempre più largo, ad esempio non vengono mai esposte ufficialmente le cause delle carestie, di certi massacri e di certe guerre…cosicché si finisce col pensare che noi siamo sensibili e industriosi, ecco perché viviamo bene, mentre quelle tribù ignoranti vivono male unicamente perché si autoinfliggono le pene…e chi dona qualche euro si sente anche incredibilmente di buon cuore ad aiutare quelle povere vittime (in quanto fondamentalmente convinto che siano unicamente vittime di loro stessi!)
Progressi incredibili della nostra carità, ma niente per fermare le atrocità.
In definitiva (a meno che non serva a scopi politici) fa molta più notizia, crea molta più indignazione, un errore arbitrale che un barcone affondato nel Mar Mediterraneo (che lentamente si sta trasformando in una fossa comune!)
E spesso, guardando certe scene odierne, mi tornano in mente i campi di concentramento…ed è raccapricciante il fatto che i nazisti/fascisti, agli ebrei, facessero addirittura pagare il biglietto del treno per recarsi in quei campi…
…è un po’ quel che fanno gli scafisti, che fanno pagare il biglietto a della gente disperata che tenta di fuggire dal proprio destino infausto per andare incontro alla morte o all’ignoto.
Gente che senza colpa è nata nella parte di mondo sbagliata, in paesi devastati da guerre (civili e non) spesso provocate dall’Occidente.

La storia quindi si ripete, perpetrando forse l'Eterno Ritorno, ma noi non ce ne rendiamo conto, perché seppur la sostanza sia la stessa, cambia la nuance, cambia la forma.
I potenti di oggi sfruttano le vittime del passato, ignorando chi muore "qui e ora", per impossessarsi del presente e del futuro. Cosicché oggi commemoriamo le vittime del passato - i fantomatici giorni della memoria per donare a dei morti un po' di gloria - pensando in religioso silenzio: "Grazie a Dio ci siamo evoluti, non siamo più così disumani!"...
...e magari fra cento anni ci saranno commemorazioni per tutti i migranti morti in questi anni...tante fiaccolate e tanta bella gente che penserà intimamente: "Grazie a Dio ci siamo evoluti, non siamo più così disumani!"...e intanto, magari, un “nuovo” Littel scriverà un romanzo che narrerà delle fossi comuni ormai presenti in fondo ai nostri mari dal punto di vista di uno scafista, o dal punto di vista di un sicario dell’economia.

La conflittualità è insita nell'uomo. La Storia l'ha definita via via con nomi sempre diversi: genocidio, autodeterminazione, pulizia etnica, guerra fredda, i conflitti mondiali, invasione militare, liberazione da un regime totalitarista, estremismo islamico, esportazione della democrazia, e via all'infinito. I protagonisti della guerra: tanti nomi, sempre diversi e un solo fine. Sono i cardini sui quali si fonda la nostra Storia più recente. Scritta, tramandata ai posteri affinché non si ripeta. Ma si ripete. Cambiano gli scenari, cambiano i protagonisti, cambiano le vittime, cambiano le motivazioni ma c'è sempre una guerra che si combatte nel Mondo, c'è sempre un massacro in corso (basta guardare quel che sta accadendo, a pochi passi da noi, in Palestina!) E domani si racconterà. Si dirà: viene raccontata affinchè non si ripeta più, e si cercherà una motivazione, e si darà una spiegazione. Ci saranno giorni di commemorazione. Per non dimenticare. Ma si dimentica. Ci si abitua agli orrori. Forse, ognuno di noi, protagonista inconsapevole di un periodo storico, avrebbe avuto lo stesso comportamento del protagonista del libro, di Aue. Se sei un militare, devi obbedire. E non importa di quale natura siano gli ordini. Essi non si discutono: si eseguono. È la Guerra. La Storia la legittimerà. E forse, noi inconsapevoli, oggi abbiamo accanto un altro Hitler, o un altro Stalin, e neanche ce ne rendiamo conto. Forse domani si racconteranno atrocità odierne da un altro punto di vista, e ci saranno commemorazioni, ancora inutili giornate della memoria, per non dimenticare, per commemorare forse i tanti che oggi muoiono nel mar Mediterraneo, o per raccontare le vicende palestinesi. 
Lo racconteremo. Dimenticheremo. E si ripeterà ancora.
Mi chiedo quindi a cosa servano la Storia, le Testimonianze di chi la guerra l'ha vissuta sulla propria pelle, il Progresso, la Diplomazia. Probabilmente a nulla. Perchè non possono cambiare l'Umanità. Non possono combattere la sua Indifferenza. Inoltre perchè la Storia è esperienza sulle spalle di altri, e non sulla nostra. E quindi si continuerà a raccontare. Dall'ennesimo punto di vista. Ci si chiederà di nuovo "perché". Troveremo una risposta. La racconteremo. Per non dimenticare. Sempre per non dimenticare. E ricapiterà comunque di nuovo, non allo stesso modo, ma di nuovo.
Già, benvenuti nell'Eterno Ritorno.

Mi rendo conto che vi ho parlato ben poco del romanzo (e scusatemi la lunghezza!), ma ho preferito confessarvi le riflessioni che mi ha scaturito. Comunque credo che, a prescindere dal fatto che possa o non possa piacere, Le Benevole sia un libro da leggere, con cui confrontarsi…è un libro che fa riflettere. Perché la lettura fa immaginare, sognare, soffrire…ma soprattutto fa riflettere.
Leggetelo, immedesimatevi e riflettete. Se vi va.

Perchè è troppo facile finire col pensare che il nazismo fu un qualcosa di dannatamente diabolico, bisogna invece prendere consapevolezza che fu un qualcosa di umano, di estremamente umano, che forse si sta perpetrando (sicuramente in altri modi) anche adesso, sotto ai nostri occhi.


Il Signor L.


P.S.
Video molto interessante (più che altro l'esperimento) che mette a nudo la facilità con cui persone assolutamente normali possano venire deindividualizzate. 
Mette a nudo che certe mostruosità, la maggior parte delle volte, non sono commesse da mostri, ma da esseri assolutamente normali. 

L'esperimento della prigione di Stanford fu un esperimento psicologico volto a indagare il comportamento umano in una società in cui gli individui sono definiti soltanto dal gruppo di appartenenza. L'esperimento prevedeva l'assegnazione, ai volontari che accettarono di parteciparvi, dei ruoli di guardie e prigionieri all'interno di un carcere simulato. Fu condotto nel 1971 da un team di ricercatori diretto dal professor Philip Zimbardo della Stanford University. Gli inattesi risultati ebbero dei risvolti così drammatici da indurre gli autori dello studio a sospendere la sperimentazione dopo appena 6 giorni.












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