giovedì 22 gennaio 2015

I don't Mind - SuperHeavy (al Sandalian Sea)




In viaggio verso sud, asfalti roventi, manti stradali consunti e colori ardenti.
Tornanti spersi fra arbusti di cisto, corbezzoli e mirto; mare che si estende sino a un orizzonte che sembra irraggiungibile e dune che baciano il cielo azzurro popolato solo da nuvole timide che sembrano fatte di burro.
Nella mia selvaggia Costaverde, a guardare il mare dalla Torre di Flumentorgiu, mi sento un po’ a casa.
Rimirare quella lunga spiaggia dorata con il maestrale che mi soffia in faccia.
Poi camminare scalzo su quel ruvido arenile.
Nuotare in quell’acqua fresca.
Poi bere Ichnusa seduto al Sandalian Sea, mentre il mare s’inghiotte il sole.
Infine da lì seduto respirare quell’aria pregna di salsedine con in sottofondo I don’t Mind dei Superheavy.
Questo è sentirsi a casa per me.
E da lì seduto il tempo scivola in secondo piano. Scivola via. Via.
Questo è vivere per me: quando lo scorrere del tempo perde d’importanza.
Quel tramonto, l’Ichnusa, quel mare, le dune dietro le spalle.
Tutto il resto diventa superfluo.
Surfare sulla voce di Mick e Joss, dolce melodia di fine giornata, mi allieta l'animo.
Sorrido…è quasi come se Mick fosse seduto qui al mio fianco, a sorseggiare birra, al Sandalian Sea di Torre dei Corsari.
Poche parole…ne servono poche davanti a un tramonto del genere, perché si parla o dopo o prima quando hai un tramonto del genere davanti agli occhi.
“L’Ichnusa non l’avevo mai bevuta.”, mi sussurra quasi sovrappensiero Mick.
Siamo entrambi incantati dal tramonto.
“Vedi? Non si smette mai d’imparare…” gli sussurro di rimando io.
“Già…”
E’ incredibile la velocità con la quale l’orizzonte s’ingoia il sole, è un processo palpabile con gli occhi, sembra quasi di vederlo il sole che cerca di aggrapparsi a qualcosa, ma non ce la fa…ed è già scivolato dall’altra parte per eseguire un’alba.
“Cazzo di tramonto, amico mio!”, esclama Mick, poi solleva la sua bottiglia di Ichnusa in aria e aggiunge: “Alla salute! A tremila altri di questi tramonti!”
Io sbatto la mia birra addosso alla sua ridacchiando: “Tremila?…suvvia Mick, non esagerare: ma quanto mai vorrai campare? …che con tutta la roba che ti sei fatto è già un miracolo che sei arrivato sin qui!”
“Mavaffanculo, razza di uno stronzo!”, grida lui ridendo. Poi si lubrifica con la birra.
Mi lubrifico anche io. Mentre il cielo rosato s’incupisce.
“Ma dimmi?”, gli chiedo: “A parte la droga, hai fatto qualche altro tipo di prevenzione per arrivare così in forma alla tua età?”
“Macché prevenzione…” se la ride lui, poi prosegue: “…sai qual è l’unica vera prevenzione che funziona?”
“No. Quale?”
“Il suicidio!”, esclama. E ridiamo insieme. Poi si lubrifica ancora.
“Forse hai ragione caro Mick, forse hai ragione...”, sussurro io.
“Togli il forse, amico mio, togli il forse...”
Poco dopo finisce la canzone.
E non c’è più neanche Mick al mio fianco.
Ma anche senza Mick non mi sento solo...mi sento in compagnia di me stesso...e mi sento sempre a casa. Qui, al Sandalian Sea.




Il Signor L.




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